Impatto sulle economie

Esistono innumerevoli canali di trasmissione. Ma le misure di contenimento sono i fattori con un impatto maggiore sull’attività economica.

Dovremmo aspettarci un recupero a forma di v?

  • La BCE ha deluso, perché?

La Cina è stata il primo paese a essere colpito, di conseguenza i dati di febbraio relativi all’attività economica forniscono un ordine di grandezza della profondità dello shock. Il crollo della produzione industriale è in linea con la nostra ipotesi di un calo pari al 15% del PIL a seguito dell’arresto dell’attività economica.

Attualmente si intravede una ripresa dell’attività, ma si tratta di una ripresa progressiva piuttosto che di un ritorno immediato. Ad esempio, il consumo giornaliero di carbone in Cina è inferiore del 20% rispetto alla media, a fronte del -40% della soglia limite. Le autorità restano prudenti, in quanto dopo la riapertura delle aziende non è da escludersi un secondo focolaio di COVID-19.

Quale sarà l’impatto sugli stati uniti e sull’area euro?

La COVID-19 è diventata una pandemia globale e uno dopo l’altro vari paesi ne sono colpiti. Per le prossime settimane prevediamo il blocco di altre città e paesi, con l’attività economica che ne pagherà le spese in modo significativo. La decelerazione dell’attività dipenderà quindi dalla durata del blocco e dalla forza di rimbalzo delle politiche economiche attuate.

Negli Stati Uniti la Fed si è nuovamente espressa domenica: è “pronta a utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione per sostenere il flusso di credito a favore di famiglie e imprese”. Ma, come riconosciuto da Powell, l’elargizione diretta di fondi a famiglie e PMI non rientra nelle competenze della Fed e il ruolo della politica fiscale è “fondamentale”. Per il momento le misure annunciate dal Congresso USA sono tutt’altro che sufficienti per ripristinare la fiducia e fornire il necessario compenso allo shock economico.

Nell’area euro la BCE ha ceduto poco e il passo falso della presidente Lagarde (”ridurre gli spread obbligazionari non rientra nei compiti della BCE”) non ha aiutato. Gli annunci dei governi sono andati nella giusta direzione: fonti alternative di reddito alle famiglie saranno garantite (ad esempio, in Germania, il regime dei sussidi per il lavoro a breve termine è stato reso più generoso); le agenzie tributarie hanno la possibilità di autorizzare differimenti fiscali per le società; il sostegno al credito per le imprese sarà rafforzato (KfW, la banca statale tedesca, presterà fino a 550 miliardi di euro alle imprese per garantirne la sopravvivenza durante la pandemia, mentre, in Francia, Bpifrance fornirà garanzie analoghe alle imprese la cui attività è messa a repentaglio). Se le misure già annunciate sono attuate correttamente significa che i governi assorbiranno direttamente una parte significativa dello shock. Per evitare il rischio di tensioni sui mercati, l’area euro dovrà tuttavia dimostrare fino a che punto è pronta a impegnarsi per aiutare l’Italia ad affrontare la situazione attuale.

IL NOSTRO SCENARIO ATTUALE CONTINUA A PREVEDERE UNO SHOCK PROFONDO MA TEMPORANEO

Se prendiamo la situazione cinese come riferimento (e supponendo che non vi sarà una seconda ondata di contagi da Covid), lo shock, seppur profondo, dovrebbe essere temporaneo. Tale previsione continua a essere il nostro scenario base. Ma affinché ciò si riveli corretto abbiamo bisogno di un’azione ben più energica da parte dei governi, specialmente negli Stati Uniti. Escludendo tale azione, la possibilità di un calo più duraturo e più profondo dell’attività, con cicli di feedback finanziari negativi (cioè una recessione) non è da escludersi.

Alla luce di tale contesto, fino a lunedì sera, 16 marzo, siamo rimasti leggermente sottopesati, con una strategia di protezione dei derivati, ove possibile. Tuttavia, riconosciamo la migliore remunerazione del rischio per i mercati azionari a seguito del calo del 35% del mercato europeo e oggi abbiamo deciso di tornare progressivamente alla neutralità nella nostra esposizione azionaria.

Dalla fine della scorsa settimana l’umore degli investitori è caduto in “fase depressiva”: ritengono che le misure annunciate non avranno alcun impatto positivo. Nelle precedenti crisi finanziarie tale congiuntura si è tradotta in una fase di resa e depressione del mercato. Riteniamo che i rischi al ribasso continuino a sussistere. Circolano notizie negative su ulteriori misure di contenimento e con tutta probabilità la diffusione in corso del virus continuerà ad alimentare dubbi sull’efficienza delle politiche, ma ci avviciniamo ai livelli in cui, nel 2003 e nel 2009, i mercati dell’area euro hanno evidenziato un rimbalzo. Qualsiasi flusso di notizie positive sull’epidemia sarà fondamentale ai fini di un rimbalzo più duraturo dei mercati. Nelle prossime settimane le misure di contenimento estremamente rigide che sono state adottate dovrebbero mostrare i primi risultati positivi.

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